Terremoto Nepal 2015
Informazioni ed aggiornamenti sull’intervento italiano a sostegno della popolazione colpita dal tragico terremoto che il 25 aprile 2015 ha colpito il Nepal.
Il 20 maggio è rientrato in Italia il team inviato in Nepal per partecipare alle operazioni di soccorso e assistenza internazionale alla popolazione colpita dal drammatico terremoto dello scorso 25 aprile. La scossa, di magnitudo 7.8, ha interessato tutta la fascia centrale del Paese, compresa tra Kathmandu e la catena montuosa dell’Everest, provocando oltre 8.500 vittime, circa 19.000 feriti, e ingenti danni a edifici pubblici, privati e ai beni culturali. Tra le vittime, quattro erano italiani.
In risposta alla richiesta di aiuto del Governo nepalese, nella stessa giornata del 25 aprile, si è attivato il Meccanismo unionale di protezione civile europeo. Contemporaneamente, il Dipartimento ha inviato un primo gruppo di valutazione, composto da personale del Dipartimento e da tecnici del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Il team ha lavorato con le autorità locali per pianificare l’intervento italiano nelle aree colpite e con le Nazioni Unite che, come previsto nel sistema di risposta internazionale, supportavano il governo colpito coordinando le squadre internazionali.
L’operazione è stata autorizzata con la Delibera del Consiglio dei Ministri del 28 aprile che ha consentito l’avvio delle attività di soccorso e assistenza, previste dall’ordinanza n.244 del 28 aprile 2015. Il 29 aprile è quindi partito un secondo gruppo, che ha integrato il team già operativo sul posto, formato da 36 persone tra medici, infermieri e logisti dell’associazione di volontariato del Gruppo Chirurgia d’Urgenza di Pisa, Vigili del Fuoco specializzati nella valutazione e messa in sicurezza degli edifici e funzionari del Dipartimento della Protezione Civile.
Con gli operatori, è stato inviato in Nepal anche un Posto Medico Avanzato-Pma, cioè un ospedale da campo leggero composto da cinque tende, un gazebo per il triage e le aree di servizio per il personale, il materiale tecnico d’intervento e un container contenente 12 tende autostabili. La struttura sanitaria, in base alle indicazioni delle Nazioni Unite, è stata allestita a circa 90 km a nord-ovest di Kathmandu, nel distretto di Nuwakot e più precisamente nel villaggio di Satbise, per assistere i pazienti della zona e quelli provenienti dai distretti più distanti, rimasti isolati per diversi giorni dopo il terremoto. I Vigili del fuoco invece sono stati impegnati in verifiche strutturali a edifici strategici situati nel distretto di Nuwakot, come scuole e ospedali, e in sopralluoghi a siti di interesse culturale a Kathmandu. Sempre con l’obiettivo di effettuare valutazioni strutturali agli edifici, un funzionario del Dipartimento ha partecipato inoltre alla missione del team europeo (European Union Civil Protection Team-Eucpt) con compiti legati alla valutazione dei danni strutturali e quindi di supportare l’associazione nazionale degli ingegneri nepalesi in alcune attività di verifica dei edifici a Kathmandu e a Chautara, città alle porte della capitale.
A fine missione, l’Italia, in accordo con il Governo nepalese, ha donato la struttura ambulatoriale del Posto Medico Avanzato e parte delle strumentazioni all’ospedale distrettuale di Trishuli, gravemente danneggiato dal sisma. Oltre alla struttura sanitaria, sono state donate le 12 tende a quattro archi che hanno sostituito alcune scuole distrutte o dichiarate non agibili dai Vigili del Fuoco nel distretto di Rasuwa.
Nel complesso, a favore della popolazione nepalese colpita dal sisma, il Governo italiano ha stanziato un milione di euro, con il quale è stato possibile garantire l’intero intervento, inclusa la donazione di beni e attrezzature alle autorità sanitarie locali.
L’ospedale da campo è stato allestito nel villaggio di Satbise, nel distretto di Nuwakot, in un’area dove, a seguito del sisma, è sorta una tendopoli spontanea di circa 300 persone. La struttura, attrezzata per operare in contesti di gravi emergenze, era composta da un’area per la stabilizzazione dei feriti e il primo soccorso, un reparto di ortopedia attrezzato per svolgere radiografie ed ecografie, un reparto di pediatria, una sala operatoria e un’area di attesa per il trasferimento dei degenti in altri ospedali.
L’ospedale da campo è stato operativo dal 3 al 13 maggio: in questo periodo, sono state assistite in totale oltre 980 persone provenienti anche da altri distretti, rimasti isolati per diversi giorni dopo il sisma. Sono stati curati più di 300 bambini, di cui 100 sotto i 5 anni. Il Pma ha svolto prevalentemente attività ambulatoriale mentre sono stati solo una ventina gli interventi chirurgici.
L’intervento del team sanitario italiano, composto da 26 persone, tra medici di pronto soccorso, chirurghi, anestesisti, ortopedici, pediatri, personale infermieristico e logisti del Gruppo Chirurgia d’Urgenza di Pisa, è stato supervisionato dalla Organizzazione mondiale della sanità (OMS), agenzia specializzata dell’ONU, che in generale si è occupata di coordinare l’assistenza nel settore sanità ed in particolare gli interventi delle squadre mediche internazionali.
Il team dei Vigili del fuoco, suddiviso in due gruppi, ha svolto principalmente attività tecniche di valutazione del danno.
In particolare, un gruppo – composto da sei persone, di cui un team leader – ha seguito il trasporto e l’allestimento del Pma e ha fornito supporto logistico al campo italiano. Lo stesso team ha svolto anche una puntuale attività di valutazione dei danni presso gli edifici scolastici dei distretti di Nuwakot e Rasuwa e ha allestito, e successivamente donato, 12 tende di grandi dimensioni per sostituire alcune delle scuole distrutte. Il personale scolastico locale è stato inoltre formato sulle operazioni di smontaggio, rimontaggio e manutenzione delle tende.
La seconda squadra – composta da quattro persone di cui un team leader – ha lavorato più intensamente a Kathmandu dove è stata impegnata principalmente in sopralluoghi per la valutazione dei danni di edifici e residenze della Delegazione dell’Unione europea, delle Nazioni Unite e delle case di connazionali con dimora nella capitale. Il team si è occupato anche di effettuare rilievi presso alcuni dei siti riconosciuti come patrimonio dell’Unesco, in particolare nelle località di Bungamati, Khokana, Patan e a Durban Square a Kathmandu e di progettare opere provvisionali in alcuni dei siti più danneggiati a Patan e Durban Square, indicati dalle autorità locali. In totale il team ha effettuato circa 90 verifiche di agibilità, di cui un terzo hanno avuto un esito negativo, un terzo ha riguardato edifici con danni risolvibili e un terzo con danni gravi.
Tra le vittime del terremoto ci sono stati anche quattro connazionali. Due corpi sono stati ritrovati nei giorni successivi all’evento del 25 aprile mentre gli altri due sono risultati dispersi. Questi ultimi erano alpinisti trentini coinvolti dall’enorme frana sul monte Everest causata dal sisma.
Una missione di esperti del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologo-Cnsas e del Dipartimento, d’intesa con l’Unità di Crisi del Ministero degli Affari Esteri, si è recata in Nepal per localizzare i corpi, anche a seguito della richiesta dei familiari dei due alpinisti.
L’attività si è conclusa con l’individuazione dell’area precisa in cui le vittime si trovavano al momento del verificarsi della frana. Il loro recupero non è stato però purtroppo possibile.