Etna - Eruzione 2002-2003 (versione inglese)

  

L'emergenza Etna 2002-2003 è stata caratterizzata dalla concomitanza di due eventi: un’eruzione vulcanica e una sequenza sismica, che hanno interessato molti comuni dell'area etnea, comportando un intervento complesso del Sistema Nazionale di Protezione Civile.

Il 26 ottobre 2002 si registra sul versante nord-orientale dell’Etna uno sciame sismico, subito accompagnato dall’inizio dell’attività eruttiva, con la formazione di una frattura eruttiva in propagazione verso sud sud-ovest e forte attività di fontane di lava. Contemporaneamente viene emesso un pennacchio di cenere dai settori nord e sud di tale frattura. L’emissione di cenere dai coni piroclastici dell’Etna è da subito una delle problematiche più importanti nella gestione dell’emergenza.

Il 27 ottobre 2002 si attivano le procedure di allertamento e personale del Dipartimento si reca sul posto. Un giorno dopo, il 28 ottobre, vengono attivate le funzioni di supporto sul territorio. Nel contempo, si implementano e si intensificano le attività di monitoraggio e si producono simulazioni e scenari di pericolosità.

Il 29 ottobre si registra un sisma di magnitudo 4.4 con epicentro macrosismico a S. Venerina, seguito da ulteriore scosse. In particolare, sono colpiti i comuni di Zafferana, Milo, Sant’Alfio, Acireale, Piedimonte, Fiumefreddo, Acicatena e Giarre. Vengono allestite tendopoli e costruite opere di emergenza. Subito dopo il sisma, si predispongono delle squadre di verifica dei danni che effettuano sopralluoghi nei comuni interessati e avviano le attività di messa in sicurezza di edifici pubblici e privati.

Il 13 novembre 2002 si rileva l’apertura di una nuova bocca sul versante sud del vulcano e l’inizio della propagazione di una nuova colata. Per fronteggiare gli effetti di questa eruzione, si decide di aprire un Centro Operativo Misto-Com a Ragalna ed un Com avanzato nei locali del ristorante “La Cantoniera” ad ovest del Rifugio Sapienza.

Il 21 novembre 2002 si osserva l’apertura di una nuova bocca a quota 2750m, posta più in basso della bocca precedente. Questa bocca vulcanica emette una colata lavica che nei giorni successivi si avvicina al Rifugio Sapienza. Per questo motivo si richiede l’intervento del 4° Reggimento Genio Guastatori di Palermo che costruisce, insieme ad aziende private, argini in terra per il contenimento delle colata di lava.

Dal 10 dicembre 2002 l’emissione di lava da una frattura posta alla base sud sud-est del cono di quota 2750m minaccia nuovamente la zona del Rifugio Sapienza, in provincia di Catania. Dopo un nuovo incremento del tasso di effusione, il 16 dicembre il bordo della colata lavica scavalca gli argini e distrugge l’edificio che ospita il Centro Servizi del Comune di Nicolosi vicino al Rifugio Sapienza e al ristorante “Esagonal”.

L’attività effusiva ed esplosiva – con emissione di ceneri – prosegue per tutto il mese di dicembre e gennaio.

Il 29 gennaio le colate laviche risultano in raffreddamento e termina l’attività esplosiva.

Uomini e mezzi impiegati. Il numero massimo di unità di soccorritori impegnato durante l'emergenza è stato raggiunto il 3 novembre con oltre 1500 uomini e 500 mezzi. In media, il Dipartimento della Protezione Civile ha impiegato 25 unità di personale, la Regione Sicilia 100, l'Esercito 70, i Vigili del Fuoco 200, la Polizia Statale 60, i Carabinieri 80, l'Areonautica Militare 30, il Corpo Forestale dello Stato 80, la Guardia di Finanza 15 mentre in totale i volontari sono stati 540.

Popolazione assistita. Il 5 novembre si è registrato il numero massimo di persone - 1120 - ospitate nelle strutture di emergenza: alberghi e tende, quest'ultime sostituite dalle roulottes il 7 novembre. Il protrarsi della sequenza sismica, con periodici eventi di intensità maggiore, ha comportato frequenti fluttuazioni nel numero di persone che chiedevano di essere ospitate nelle strutture d'emergenza a causa di nuove lesioni alle abitazioni o semplicemente per il timore di ulteriori scosse. Dal 18 dicembre 2002, con l'inizio dell'erogazione del contributo per l’autonoma sistemazione, è diminuito il numero degli alloggiati in roulottes, tende ed alberghi.

In emergenza sono state inoltre realizzate 5 tensostrutture - 3 a S. Venerina e 2 a Guardia Mangano - destinate ad uso religioso e scolastico, oltre a diverse aree attrezzate con container adibiti a uso commerciale e scolastico in altre località.

Interventi di messa in sicurezza e sopralluoghi di agibilità. Dopo i primi interventi di messa in sicurezza di edifici pericolanti, sono stati effettuati più di 8400 sopralluoghi per verifiche di agibilità in 14 Comuni dell'area etnea: oltre 3mila edifici sono risultati inagibili. Il protrarsi della sequenza sismica, con periodici eventi di intensità maggiore e con epicentri diversi, ha provocato il susseguirsi delle richieste di sopralluogo, anche per edifici già verificati, per il timore che le nuove scosse potessero aver danneggiato gli immobili.

Piani d'emergenza. Nel corso dell'emergenza sono stati elaborati i piani d'emergenza per i Comuni di Linguaglossa e Ragalna, che si sono aggiunti a quelli di Belpasso, Nicolosi e Mascalucia, già predisposti.

Interventi per fronteggiare l'avanzamento delle colate laviche. Il Dipartimento ha fronteggiato l’evoluzione della colata lavica sul lato orientale dell’Etna, che minacciava gli abitati posti a valle della bocca eruttiva e ha attivato una funzione tecnico-scientifica e di pianificazione, composta da funzionari di Protezione Civile regionale e nazionale. Sono stati coordinati interventi a protezione delle strutture turistiche presenti nell’area. Gli interventi si sono concentrati sulla realizzazione di argini provvisionali in terra atti ad accompagnare il naturale deflusso delle colate per salvaguardare soprattutto i beni e le relative attività turistico-commerciali in quota. Per farlo, sono stati utilizzati sia i mezzi dell’Esercito sia quelli di operatori privati, per canalizzare il flusso lavico in settori lontani dal Rifugio Sapienza.

Interventi per fronteggiare gli effetti della ricaduta di ceneri. La ricaduta di ceneri ha causato notevoli danni all'agricoltura, forti disagi al traffico aereo e all'aeroporto di Catania, che è stato chiuso più volte per diversi giorni. Il Dipartimento e le forze di volontariato si sono quindi impegnate nella distribuzione di mascherine protettive. Inoltre è stato richiesto ai cittadini di adottare misure preventive per evitare complicazioni alle vie respiratorie e di effettuare la pulizia dei tetti delle abitazioni. E' stato chiesto uno sforzo straordinario anche agli enti preposti alla pulizia di strade e autostrade per evitare incidenti e l'intasamento delle reti fognarie. Il susseguirsi di più fasi di emissione di ceneri ha comportato la reiterazione delle misure di sicurezza.

Aspetti sanitari. La gestione degli aspetti sanitari dell'emergenza ha implicato: l'attivazione di presidi medici avanzati, il potenziamento delle strutture sanitarie locali già presenti, l'organizzazione delle autoambulanze dei vari enti - 118, Croce Rossa Italiana, Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze, Misericordie, l'individuazione delle persone disagiate - anziani e disabili, lo svolgimento di campagne di vaccinazioni antinfluenzali nei campi d'accoglienza, l'assistenza psicologica e sociale, la distribuzione di mascherine protettive per proteggere le vie respiratorie dalla ceneri vulcaniche nei momenti di ricaduta, la costituzione di un osservatorio epidemiologico per verificare l'eventuale incidenza del fenomeno della ricaduta delle ceneri su determinate patologie, lo svolgimento di analisi chimiche e la diffusione di raccomandazioni comportamentali alla popolazione.

Telecomunicazioni d’emergenza. Per soddisfare le esigenze di comunicazione fra gli operatori di protezione civile intervenuti per far fronte all'emergenza sono stati installati e attivati 8 ponti radio sulle frequenze dedicate del Dipartimento, oltre 50 linee telefoniche fisse ISDN per la Direzione Comando e Controllo-Di.coma.C e per i Com e sono state potenziate le reti di telefonia mobile mediante ponti campali.