Etna - Eruzione 2008-2009

Il 13 maggio 2008 sull’Etna inizia una fase caratterizzata da attività eruttiva piuttosto intensa. Si apre una frattura a quota 2800 m, alla base orientale del cratere di nord-est. Si tratta di attività vulcanica stromboliana con emissione di flussi lavici ben alimentati, che si riversano nella Valle del Bove.

Fenomeni precursori. L’apertura della frattura è preceduta da un intenso sciame sismico che registra circa 230 scosse molto superficiali nella zona di Valle del Leone, vicino all’area craterica. La più forte di queste scosse è di magnitudo pari a 3.9. Gli eventi più energetici sono avvertiti dalla popolazione dei centri abitati di Milo, Randazzo e S.Alfio.

Attivazione del Cfc-rv e procedure di allertamento. Le fasi iniziali degli episodi eruttivi sono accompagnate dalla formazione di colonne di cenere, la cui ricaduta interessa i centri abitati situati sul versante nord-orientale del vulcano, fino a raggiungere la città di Milazzo. Il Centro Funzionale Centrale per il Rischio Vulcanico - Cfc-rv contatta immediatamente i responsabili dei centri di monitoraggio per una prima valutazione dei fenomeni in atto. Contemporaneamente si attivano le procedure di allertamento.

Acquisizione di immagini satellitari radar della costellazione Cosmo-SkyMed. Il 14 maggio 2008 una fitta copertura nuvolosa rende inefficace l’utilizzo delle telecamere di sorveglianza e dei sensori ottici satellitari tradizionali (AVHRR, MSG e MODIS) per identificare la posizione della frattura eruttiva. Sono quindi attivate le procedure per l’acquisizione in near-real time delle immagini satellitari radar ad alta risoluzione della costellazione Cosmo-SkyMed, sviluppata nell’ambito dei progetti dell’Agenzia Spaziale Italiana-Asi. Il confronto con un’immagine della stessa area ripresa pochi mesi prima consente di identificare con assoluta precisione la posizione della frattura eruttiva e il versante interessato dalla successiva attività effusiva.

Procedure per la definizione di scenari di pericolosità. Successivamente vengono testate alcune procedure per la definizione di scenari di pericolosità che derivano dalla messa in posto delle colate di lava attraverso l’utilizzo del modello di simulazione MAGFLOW, sviluppate nell’ambito dei progetti previsti per il triennio 2007-2009 tra Dipartimento della Protezione Civile e Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia-Ingv.

Nel luglio 2009 termina l’attività eruttiva alla frattura posta alla base del cratere di sud-est. L’attività torna a concentrarsi sulle bocche crateriche sommitali.