Terremoto Pakistan 2005

Data: 8 ottobre 2005
Magnitudo: 7.6
Vittime: 80.361

8 ottobre 2005, ore 8.50 - Una forte scossa di terremoto di magnitudo 7.6 colpisce la regione del Kashmir, al confine tra Pakistan e India. L’epicentro è 95 km a nord di Islamabad.

Le vittime sono più di 73 mila in Pakistan, 1.300 in India (ma dopo più un mese si continua ad estrarre cadaveri dalle macerie), i feriti sono oltre 75.000; gli sfollati quasi 4 milioni; i senzatetto oltre 3,3 milioni. Si teme che la maggior parte delle vittime siano bambini e adolescenti. Le aree maggiormente colpite sono localizzate in zone montuose difficilmente raggiungibili.

Le Nazioni Unite definiscono il terremoto come “l’incubo peggiore”, nonostante la distruzione sia troppo lontana dalle telecamere per essere trasmessa dalle televisioni del mondo.

Il giorno successivo al sisma, il 9 ottobre, il presidente del Pakistan Pervez Musharaff lancia l’appello alla comunità internazionale: servono aiuti, il numero delle vittime aumenta di ora in ora.
Le condizioni climatiche sono pessime, ostacolando gli aiuti e peggiorando le condizioni di vita dei sopravvissuti.

 

Ottobre 2005

La situazione

Ovunque sono macerie, intere città sono crollate – come Balakot – e non è difficile incontrare persone che scavano o altri che ricostruiscono autonomamente la loro futura dimora. Gli aiuti che arrivano devono essere trasportati dall’aeroporto alle varie città e occorrono elicotteri, camion. Le organizzazioni internazionali una volta giunte ad Islamabad attendono mezzi per il trasporto dei farmaci e dei viveri, che potrebbero andare smarriti. Le strade sono impraticabili. Oltre al consueto traffico, fatto di camioncini colorati che impazzano su vie sterrate, le strade sono bloccate dalle autorità a causa delle continue frane.
Dalle indagini effettuate sul campo e dalle operazioni di soccorso è apparso subito evidente che le proporzioni del disastro sono di gran lunga maggiori di quelle inizialmente presunte. Tre quarti degli ospedali e delle strutture sanitarie sono distrutte o gravemente danneggiate; oltre 10.000 edifici scolastici risultano distrutti e si teme che più di 17.000 studenti siano morti nel crollo delle scuole.

Secondo il bilancio ufficiale in Pakistan le vittime sono più di 73 mila, 1.300 in India. Si teme che la maggior parte delle vittime siano bambini e adolescenti.
La missione dei paesi giunti nel Kashmir è quella di provvedere a fornire riparo, cibo e cure mediche a più di 3 milioni di sopravissuti al terremoto. 
Molte persone a causa del terremoto hanno riportato fratture che rischiano di degenerare in gravi infezioni e sono stati colpite da polmonite, a causa del clima rigido e della mancanza di luoghi dove trovare riparo.

 

Sotto il coordinamento del Dipartimento della Protezione civile, su iniziativa del governo, l’Italia interviene assistendo la popolazione, che necessita soprattutto di cure mediche. I primi aiuti arrivano l’11 ottobre, inviati dalle varie Protezioni civili regionali (Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Lombardia, Emilia Romagna e Marche). Il team del Dipartimento è già ad Islamabad quando arriva il C130 dell’Aeronautica Militare: deve individuare, con le autorità pakistane, l’area migliore dove concentrare gli aiuti italiani.

La città assegnata è Mansehra, 200 mila abitanti, 150 chilometri a nord di Islamabad. Il terremoto ha ucciso 10 mila persone. Le abitazioni sono per lo più danneggiate, così come le scuole e gli ospedali. Ma, soprattutto, a Mansehra giungono migliaia di sopravvissuti dai villaggi montani distrutti. Qui viene istituito un Centro di accoglienza per gli sfollati, accanto al quale viene allestito l’ospedale da campo.

La struttura è composta da 5 blocchi di tende:
1. Triage – area di registrazione: tutti i pazienti vengono registrati ed inviati alla sezione di trattamento adeguata dopo essere stati sottoposti al triage.
2. Primo soccorso attrezzato - laboratorio per le analisi del sangue, unità per la valutazione dei parametri vitali, apparecchio radiologico computerizzato.
3. Area per i pazienti esterni - esami medici, fasciature/ingessature di ferite e piccoli interventi chirurgici.
4. Sala operatoria - costituita da due blocchi. Il primo funzionante come sala operatoria sin dai primi giorni, l’altro come sala post-operatoria. In media si portano a termine due interventi al giorno.
5. Farmacia - situata in due tende vicine.

L’area di ricovero comprende 13 tende, per un totale di 200 posti letto. È stata predisposta anche una tenda rivolta verso La Mecca, adibita a moschea.

Il 21 ottobre la Protezione civile della Regione Marche invia nuovi aiuti per l’ospedale da campo: apparecchiature e strumentazioni, compresa una piccola sala operatoria, una congrua dotazione di farmaci, strumentazioni per le comunicazioni e generi di conforto.
Al seguito ci sono 23 componenti della missione marchigiana.
Il team italiano, costituito dal gruppo del Dipartimento, dalla Missione marchigiana e dal gruppo della Croce Rossa Italiana, è coadiuvato da personale medico pakistano e tecnici locali.
L’equipe medica presente è composta da chirurghi, anestesisti, internisti, un ortopedico, una ginecologa, un pediatra, coadiuvata da personale infermieristico e tecnici di radiologia. La maggior parte dei pazienti che sono curati rivela patologie legate al terremoto, perciò gli interventi affrontati riguardano per lo più traumi degli arti inferiori, superiori e del cranio.  Le fratture degli arti inferiori rappresentano quasi il 50% dei casi. In un secondo momento si è iniziato a visitare pazienti con malattie non direttamente connesse all’evento sismico.
Vengono riscontrate anche serie patologie da raffreddamento.

Il programma del Dipartimento prevede di accogliere squadre mediche italiane fino a gennaio 2006, quando l’ospedale viene donato alle autorità locali, inserendolo nel “Complex Hospital di Mansehra”, che comprende anche l’ospedale territoriale reso parzialmente inagibile dal terremoto.

Dal 17 ottobre al 21 novembre sono giunte al campo ospedaliero circa 3.000 persone che necessitavano di assistenza.