Terremoto in Pakistan - L'intervento italiano

Sotto il coordinamento del Dipartimento della Protezione civile, su iniziativa del governo, l’Italia interviene assistendo la popolazione, che necessita soprattutto di cure mediche. I primi aiuti arrivano l’11 ottobre, inviati dalle varie Protezioni civili regionali (Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Lombardia, Emilia Romagna e Marche). Il team del Dipartimento è già ad Islamabad quando arriva il C130 dell’Aeronautica Militare: deve individuare, con le autorità pakistane, l’area migliore dove concentrare gli aiuti italiani.

La città assegnata è Mansehra, 200 mila abitanti, 150 chilometri a nord di Islamabad. Il terremoto ha ucciso 10 mila persone. Le abitazioni sono per lo più danneggiate, così come le scuole e gli ospedali. Ma, soprattutto, a Mansehra giungono migliaia di sopravvissuti dai villaggi montani distrutti. Qui viene istituito un Centro di accoglienza per gli sfollati, accanto al quale viene allestito l’ospedale da campo.

La struttura è composta da 5 blocchi di tende:
1. Triage – area di registrazione: tutti i pazienti vengono registrati ed inviati alla sezione di trattamento adeguata dopo essere stati sottoposti al triage.
2. Primo soccorso attrezzato - laboratorio per le analisi del sangue, unità per la valutazione dei parametri vitali, apparecchio radiologico computerizzato.
3. Area per i pazienti esterni - esami medici, fasciature/ingessature di ferite e piccoli interventi chirurgici.
4. Sala operatoria - costituita da due blocchi. Il primo funzionante come sala operatoria sin dai primi giorni, l’altro come sala post-operatoria. In media si portano a termine due interventi al giorno.
5. Farmacia - situata in due tende vicine.

L’area di ricovero comprende 13 tende, per un totale di 200 posti letto. È stata predisposta anche una tenda rivolta verso La Mecca, adibita a moschea.

Il 21 ottobre la Protezione civile della Regione Marche invia nuovi aiuti per l’ospedale da campo: apparecchiature e strumentazioni, compresa una piccola sala operatoria, una congrua dotazione di farmaci, strumentazioni per le comunicazioni e generi di conforto.
Al seguito ci sono 23 componenti della missione marchigiana.
Il team italiano, costituito dal gruppo del Dipartimento, dalla Missione marchigiana e dal gruppo della Croce Rossa Italiana, è coadiuvato da personale medico pakistano e tecnici locali.
L’equipe medica presente è composta da chirurghi, anestesisti, internisti, un ortopedico, una ginecologa, un pediatra, coadiuvata da personale infermieristico e tecnici di radiologia. La maggior parte dei pazienti che sono curati rivela patologie legate al terremoto, perciò gli interventi affrontati riguardano per lo più traumi degli arti inferiori, superiori e del cranio.  Le fratture degli arti inferiori rappresentano quasi il 50% dei casi. In un secondo momento si è iniziato a visitare pazienti con malattie non direttamente connesse all’evento sismico.
Vengono riscontrate anche serie patologie da raffreddamento.

Il programma del Dipartimento prevede di accogliere squadre mediche italiane fino a gennaio 2006, quando l’ospedale viene donato alle autorità locali, inserendolo nel “Complex Hospital di Mansehra”, che comprende anche l’ospedale territoriale reso parzialmente inagibile dal terremoto.

Dal 17 ottobre al 21 novembre sono giunte al campo ospedaliero circa 3.000 persone che necessitavano di assistenza.