Emergenza Fiumi Lambro e Po

Il 23 febbraio 2010 in una raffineria in via di dismissione, attualmente utilizzata come deposito di prodotti petroliferi della Società Lombarda Petroli S.p.A., nel Comune di Villasanta (Monza Brianza), degli ignoti hanno azionato le pompe idrauliche dei collettori di collegamento tra le cisterne e l’esterno, normalmente usati per trasferire i prodotti alle autobotti. Ciò ha causato in circa 3 ore la fuoriuscita di circa 2.600 tonnellate di materiale oleoso, di cui 1.800 tonnellate di gasolio da riscaldamento e autotrazione (più leggero dell’acqua) e 800 tonnellate di olio combustibile (più pesante dell’acqua).

Il 23 febbraio 2010 in una raffineria in via di dismissione, attualmente utilizzata come deposito di prodotti petroliferi della Società Lombarda Petroli S.p.A., nel Comune di Villasanta (Monza Brianza), degli ignoti hanno azionato le pompe idrauliche dei collettori di collegamento tra le cisterne e l’esterno, normalmente usati per trasferire i prodotti alle autobotti. Ciò ha causato, in circa 3 ore, la fuoriuscita di circa 2.600 tonnellate di materiale oleoso, di cui 1.800 tonnellate di gasolio da riscaldamento e autotrazione (più leggero dell’acqua) e 800 tonnellate di olio combustibile (più pesante dell’acqua).

Gli idrocarburi, dopo essersi riversati nella baia di carico del deposito ed essersi incanalati nel sistema fognario, sono giunti fino al depuratore di San Rocco, situato tra Monza e San Maurizio al Lambro, causandone il blocco. Gli operatori dell'impianto hanno provveduto a dare l’allarme all’Arpa - Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente. Gli oli sfuggiti al depuratore, che ha trattenuto un quantitativo di circa 1.250 tonnellate di materiale, si sono progressivamente riversati nel fiume Lambro, che attraversa le Province di Milano e Lodi per affluire nel Po al confine tra le Province di Pavia, Piacenza e Lodi.

Il 25 febbraio, dietro esplicita richiesta del Presidente della Regione Emilia Romagna, condivisa anche dai Presidenti delle Regioni Lombardia e Veneto, il coordinamento degli interventi per fronteggiare l’emergenza è passato al Dipartimento della Protezione Civile.
Sono state attivate alcune organizzazioni di volontariato specializzate in interventi ambientali (in particolare in attività di bonifica relative allo spiaggiamento di prodotti petroliferi) per le attività di ricognizione del tratto spondale interessato e per la valutazione delle misure da adottare. I tecnici delle Arpa hanno sorvegliato costantemente la presenza dell’inquinante nelle acque. E’ stato interdetto l’approvvigionamento di acqua a uso agricolo e per i consorzi di bonifica.

Il 26 febbraio si è costituita presso la Prefettura di Piacenza l’Unità di Crisi interregionale composta dai rappresentanti del Dipartimento della Protezione Civile, delle tre regioni interessate, dell’Autorità di bacino del Po e dell’Aipo - Agenzia Interregionale per il fiume Po. Interventi di contenimento, attraverso barriere e materiali oleoassorbenti, nonché mezzi di aspirazione, hanno consentito di recuperare in alcuni giorni gran parte del materiale lungo il corso dei fiumi.

Dati i risultati delle indagini condotte dalle Arpa Lombardia ed Emilia Romagna, che evidenziavano livelli di inquinanti sempre sotto la soglia di rilevabilità e in costante diminuzione, il 28 febbraio sono state effettuate le operazioni di sostituzione delle panne usurate, rinforzo delle barriere, recupero dell’inquinante e monitoraggio ambientale attraverso prelievi e analisi condotte lungo entrambe le aste dei fiumi. A titolo precauzionale, sono stati sbarrati anche alcuni canali del delta del Po, mentre la Capitaneria di Porto vigilava con proprie imbarcazioni in mare.

Le Regioni coinvolte hanno richiesto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Dipartimento della Protezione Civile la dichiarazione dello stato di emergenza ai sensi della Legge n. 225 del 24 febbraio 1992. La valutazione è stata condivisa pienamente dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.

Da marzo 2010 la gestione dell'emergenza è passata interamente alle regioni e all'Autorità di Bacino del fiume Po. Con l’Ordinanza n. 3882 del 18 giugno 2010, è stata stanziata la somma di 3milioni di euro per rimborsare le spese sostenute dalle regioni Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. A seguito di questa ordinanza le Regioni Lombardia ed Emilia Romagna hanno trasmesso al Dipartimento della Protezione Civile la documentazione delle somme spese per fronteggiare l'emergenza.